Mafia e Isis: conflitto o cooperazione?

mafiaisis-1L’arma a gittata più lunga che i Daesh dello Stato Islamico possiedono è la propaganda. Nessun lanciarazzi montato su un pick-up Toyota che scorrazza per le coste libiche potrà mai arrecare danno a cose o a persone residenti in Sicilia. In questo caso tirare in ballo come possibili obiettivi le installazioni militari presenti nel mare di mezzo e in Sicilia in particolare, sarebbe superfluo e forse fuorviante. La Sicilia “militarizzata” del Muos, delle basi Usa, delle forze Nato è una “minaccia” per Isis, non un “bersaglio”. Sigonella è diventata il centro delle forze di intervento rapido per gestire le crisi della regione MENA (Medio Oriente e Nord Africa). Se a questo aggiungiamo la presenza della mafia, che – secondo le valutazioni del rischio diffuse da fonti del ministero dell’Interno – avrebbe una funzione di deterrenza nei confronti di possibili attentati terroristici ispirati dal califfato di Abu Bakr al-Baghdadi, il rischio si minimizza. Questione rilanciata recentemente anche dal vicepresidente della Commissione parlamentare antimafia Claudio Fava: i terroristi non hanno interesse a agire qui perché l’alto grado di sorveglianza interna, già attivo per il contrasto alla criminalità organizzata, aumenterebbe il loro rischio di essere scoperti. Presenza ingombrante che limiterebbe la libertà di movimento dei potenziali terroristi. 

Ma queste valutazioni non prendono in considerazione la vera “causa” dell’attacco terroristico, ovvero la motivazione che spinge il terrorista a scegliere di farsi esplodere o sventagliare raffiche di mitra in un luogo pubblico. Da una prospettiva “realista”, tutto ciò non sembra essere in conflitto o in competizione con i “fini istituzionali” della criminalità organizzata. In Sicilia, per esempio, un terrorista potrebbe voler colpire un bene culturale, simbolo della coscienza di Paese “civile”. Una strategia che la mafia ha già sperimentato: Nel 1993, la fase cosiddetta “stragista” di Cosa Nostra culmina con l’autobomba in via dei Georgofili a Firenze, nei pressi della Galleria degli Uffizi. Un “martire” del califfato potrebbe anche semplicemente voler transitare in Sicilia con l’obiettivo di mettere un piede in un avamposto della “fortezza europa”, e lo farebbe utilizzando le stesse reti sfruttate dalla criminalità organizzata: come quelle del traffico di migranti, delle armi e della droga.

Nessuna evidenza di un ruolo di mediazione, di barriera o cuscinetto. In alcuni casi potrebbe configurarsi una cooperazione come nel caso della gestione degli “approdi” del sud-est siciliano, circostanza confermata da diverse inchieste della Dda etnea che hanno dimostrato i contatti tra i clan dislocati sulle coste e le organizzazioni di trafficanti. Diverse evidenze dimostrano quindi che mafia e terrorismo jihadista non sono incompatibili, infatti hanno stessi sistemi di autofinanziamento, vivono lo stesso regime di clandestinità e hanno lo stesso nemico: l’autorità statale fondata sui valori della democrazia occidentale. I tragici fatti di Parigi ci raccontano che la propaganda del califfato raggiunge in maniera dirompente chi vive già da noi, in questo caso non c’è nessuna invasione di “immigrati clandestini” da dover arginare, si tratta di guardare in faccia il prodotto delle politiche di esclusione che l’austera Europa porta avanti da qualche anno. Solo su una cosa competono criminalità organizzata e terroristi: il bacino di reclutamento.

pubblicato sul numero di dicembre 2015 di Paesi Etnei Oggi

Traffico aereo e droni. “Il radar di Sigonella non limita l’espansione di Fontanarossa”

Il traffico che insiste sullo spazio aereo della Sicilia sud orientale è aumentato negli ultimi anni. Alla tendenza positiva legata alla crescita degli scali di Fontanarossa e Comiso si è aggiunto un significativo incremento dei voli di natura militare. Dal 2011, le precarie condizioni politiche della sponda sud del Mediterraneo e il conseguente aumento dei flussi migratori irregolari che mettono a rischio migliaia di vite umane, hanno richiesto un più alto livello di sorveglianza e controllo. Particolare attenzione e perplessità nell’opinione pubblica destano i velivoli senza pilota – comunemente detti “droni” – che andranno ad implementare le attività di sorveglianza e controllo già normalmente svolte dall’Aeronautica Militare a Sigonella. Infatti, in attesa che arrivino i quattro Global Hawk della Nato, nella base aerea alla piana di Catania, sono stati temporaneamente rischierati i sistemi a pilotaggio remoto (APR) e un’aliquota di personale operativo del 28° gruppo volo del 32° Stormo di Amendola (FG). I velivoli senza pilota vengono impiegati nelle attività di intelligence e sorveglianza. L’anno scorso un barcone di migranti in pericolo di vita è stato localizzato dal “Predator”.

“Gli aerei a pilotaggio remoto vengono gestiti come qualsiasi altro volo, sia esso civile o militare – afferma Vincenzo Sicuso, comandante dell’aeroporto e del 41° stormo di Sigonella – con gli stessi standard di sicurezza e con le opportune separazioni”. Il traffico aereo militare non rappresenta un problema per il traffico civile, secondo il comandante infatti, “la cenere dell’Etna ha un impatto maggiore degli aerei senza pilota”. Tutto passa dal radar militare che attualmente – come da accordi con ENAC – gestisce 20 traffici civili l’ora. Uno stato di fatto che da varie parti è stato letto come una sorta di “imbuto”, che impedirebbe l’ulteriore espansione del traffico aereo relativo al sistema aeroportuale Fontanarossa e Comiso. Il potenziamento del radar è stato anche oggetto di una recente interrogazione parlamentare – presentata dal deputato cinque stelle Gianluca Rizzo in sinergia con i deputati regionali del movimento all’Ars – proprio sulle presunte limitazioni imposte dal radar militare allo sviluppo degli scali civili.

“Non c’è nessun collo di bottiglia – dichiara Sicuso – nel 2014 abbiamo gestito un significativo traffico militare e abbiamo consentito a Fontanarossa e Comiso di raggiungere sette milioni di passeggeri”. Nessun ostacolo quindi all’ulteriore espansione del traffico commerciale, “in ogni caso – continua il comandante – c’è un ottimo rapporto con ENAC e ENAV, tutte le necessità vengono concordate ad alto livello”. A gennaio 2014 è stato siglato infatti, un protocollo d’intesa tra l’Aeronautica Militare e ENAV, finalizzato proprio a supportare altissimi standard di sicurezza, efficienza, qualità e sostenibilità dei servizi alla navigazione aerea. In questo ambito sono previsti specifici progetti comuni in ambito tecnologico, operativo e normativo.

Droni antiterrorismo a Sigonella, il programma AGS della NATO

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SIGONELLA. “The hub of the med”, sarà la sede del programma di sorveglianza NATO. I droni “Global hawk”, che arriveranno in Sicilia a pieno regime nel 2016, saranno il fulcro del sistema di sorveglianza. Il comandante dell’Aeroporto e della Base di Sigonella, Colonello Vincenzo Sicuso, spiega i dettagli del programma e l’upgrade della struttura militare. L’ impiego degli aerei a pilotaggio remoto “consentirà di essere presenti laddove la minaccia concretamente si può manifestare”. “Il terrorismo, oggi, è “la minaccia” – afferma il comandante – la sorveglianza e la raccolta informazioni potrebbero prevenire fatti come quelli di Parigi”.

Il Global Hawk è dotato di tecnologia avanzata che potrà essere utilizzata per svariati scenari: dal monitoraggio delle minacce terroristiche, alla ricognizione e ricerca in caso di disastri naturali. “I fatti di Parigi ci ricordano come oggi – afferma il colonnello Sicuso – la minaccia ‘esterna’ può emergere anche dall’interno”. Su queste esigenze è basato anche l’accordo tra l’Aeronautica Militare e Forze dell’Ordine (Polizia e Carabinieri) per l’impiego dei velivoli senza pilota su tutto il territorio nazionale, per la gestione di criticità interne e d’investigazione. “Si opererà affinché il meglio della raccolta informativa – prosegue il colonnello – possa essere utilizzato da chi ne ha più bisogno”.

Il 2015 sarà l’anno dell’adeguamento delle infrastrutture e della formazione del personale, in attesa che i Global Hawk, già prodotti dalla Northrop Grumman, giungano in Sicilia nel 2016. Nuovi Hangar e nuove piazzole accoglieranno gli APR (aerei a pilotaggio remoto) i quali, insieme agli altri aeromobili in esercizio già presenti nella base, costituiranno un unico sistema di difesa mirato alla prevenzione: “I velivoli non portano bombe – afferma il comandante – gli UAV (unmanned aerial system), ci aiuteranno a essere presenti laddove la minaccia si può creare”. La raccolta delle informazioni e la sorveglianza hanno la funzione di privilegiare la prevenzione di situazioni critiche piuttosto che la reazione a atti terroristici, perché “reagire costa di più – chiosa il colonnello Sicuso – e i morti non puoi farli tornare”.

In missione dimostrativa sull’Atlantic, velivolo che andrà in pensione tra qualche mese dopo più di quaranta anni di servizio, il comandante pilota traccia inoltre un bilancio della partecipazione del 41esimo stormo di Sigonella alle attività legate all’operazione Mare Nostrum: 2000 ore di volo in ricerca dei natanti e di informazioni, grazie alle quali sono stati tratti in salvo circa 120.000 migranti dalla Marina Militare. Il pattugliamento aereo delle acque territoriali è stato sempre assicurato dai mezzi dell’Aeronautica militare, l’Atlantic ha raggiunto l’apice dell’impiego operativo durante la ‘guerra fredda’, quando la presenza nel Mediterraneo di sommergibili sovietici creava costanti situazioni di allerta.

Oggi la situazione è cambiata, ma il pattugliamento del Mediterraneo rimane sempre di fondamentale importanza per la difesa dei confini nazionali, ed è per questo che “nonostante la missione europea ‘Triton’ preveda il limite delle 12 miglia in prossimità della zona SAR (search and rescue) – afferma il comandante – la nostra attività si estende comunque oltre questo limite, e questo viene fatto indipendentemente dalle crisi e dalle emergenze umanitarie in corso”.

http://catania.livesicilia.it/2015/01/21/sigonella-verso-i-droni-antiterrorismo-in-missione-a-bordo-dellatlantic-video_325113/

Assemblea Parlamentare Nato. Il Seminario di Catania

Il 2 e 3 ottobre, la città etnea ha ospitato il seminario del Gruppo Speciale sul Mediterraneo e Medio Oriente dell’Assemblea Parlamentare NATO. L’organo che istituzionalmente è separato dall’Organizzazione Nord Atlantica, fornisce più trasparenza alle politiche di difesa e costituisce un importante collegamento tra legislatori e i rappresentanti dei cittadini dell’Alleanza.

List of participants

assembly

http://catania.livesicilia.it/2014/10/03/nato-tutti-i-partiti-presenti-allappello-manca-la-lega_311244/

http://catania.livesicilia.it/2014/10/02/protesta-contro-lassemblea-nato-chi-paga-per-tutto-questo_311008/

http://catania.livesicilia.it/2014/10/02/centro-storico-blindato_310980/

Ambasciatore Ucraina in Sicilia: “Il Gas? Strumento di pressione”

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L’ambasciatore Yevhen Perelygin fa tappa in Sicilia per un giro diplomatico finalizzato a “sviluppare accordi bilaterali con l’Italia anche a livello regionale”, ma il tema della discussione è la crisi in Ucraina.

Sul ruolo dell’Italia nella crisi, il diplomatico afferma: “Il Governo Italiano ha fatto di tutto per sostenere l’integrità territoriale dell’Ucraina, noi speriamo che il ruolo dell’Italia nel processo di stabilizzazione del nostro Paese divenga più determinante in concomitanza col semestre italiano di Presidenza in Europa”.

L’ambasciatore non teme che i rapporti privilegiati dell’Italia con la Russia di Putin, si possano tramutare in posizioni più timide dell’Italia, anzi proprio per questo – dice Perelygin – “vogliamo che il Governo Renzi utilizzi questi rapporti per convincere il Governo Russo a rispettare la nostra indipendenza, la nostra integrità territoriale e la nostra scelta di aderire all’UE”.

Sullo sfondo la politica energetica dell’Italia, che deve fare i conti con i mutati assetti dell’approvvigionamento. Lo stop sostanziale al gasdotto South Stream (tra Mar Nero e Mediterraneo) in concomitanza con la crisi Ucraina dovrà in qualche modo ricollocare le attività di ENI, rinnovata ai vertici dal Governo Renzi.

“Il gas per la Russia è solo uno strumento di pressione politica – commenta Perelygin – la fluttuazione del prezzo che ci impone Putin non segue nessuna regola di mercato”. Si è passati dai 90 dollari per mille metri cubi ai 500 dollari “dopo la rivoluzione arancione”. “Bisogna raggiungere un accordo, la Commissione Europea a proposto un range di prezzo per l’Ucraina che oscilla tra 300 e 380 dollari, in ogni caso – puntualizza – il gas verrà transitato per l’Europa come sempre”, e quindi nessun rischio per le forniture anche in Italia.

“La settimana prossima il mio governo andrà a concludere la seconda fase dell’accordo associativo con l’Europa – continua il diplomatico – i dati delle ultime elezioni ci dicono che l’85 % del voto popolare è andato a candidati a favore dell’Europa”. Perelygin ne fa anche una questione ideologica, sostenendo che “l’Ucraina sta lottando contro il suo passato comunista” ma guarda al futuro europeo come orizzonte di sviluppo.

Anche un piccolo presidio del “Comitato Catanese di Solidarietà con l’Antifascista” a testimoniare il dissenso verso l’attuale governo ucraino, “un fantoccio – secondo i manifestanti – agli ordini di USA e UE, il quale “si rende ogni giorno colpevole di massacri di civili inermi nelle regioni sudorientali dell’Ucraina”.

“Gli scontri in quella parte del Paese – dice l’Ambasciatore – coinvolgono criminali e mercenari, non c’è una guerra civile”. E’ sotto gli occhi di tutti che l’occupazione della Crimea è una violazione del diritto internazionale, il referendum è illegittimo”.

The Italian Left and Foreign Policy. Conference Programme

 

programme

 

Momento decisivo per l’Italia in Europa. Il governo guidato da Matteo Renzi dovrà fare i conti con le elezioni europee. L’elezione del nuovo Parlamento e il semestre europeo a guida italiana diventano l’occasione per discutere sul rapporto tra la Sinistra Italiana e la Politica Estera.

Il 9 Giugno 2014 al POLIS dell’Università di Cambridge (UK) la Conferenza “The Italian Left and Foreign Policy”.

il programma della conferenza  

 

 

Droni a Sigonella, il bando per supporto e assistenza tecnica

 

dronesurvivalguide

 

La “ricerca di mercato” svela lo schema di ampliamento dell’infrastruttura di rete a supporto delle operazioni degli aerei senza pilota.

Sebbene si tratti formalmente di una “ricerca di mercato”, il Centro Operazioni per gli aerei senza pilota (UASOCS) comincia ad acquisire manifestazioni di interesse per eventuali contratti d’appalto per il supporto alla gestione e la manutenzione dei sistemi di comunicazione satellitare dedicati ai droni. L’assistenza, affidata ad aziende civili, dovrà garantire – come si legge nel bando – “la sicurezza della connessione in tutto il globo per la trasmissione di dati critici (C2), voce e video, al fine di permettere ai piloti e agli operatori di far volare e controllare i droni in operazione in tutto il mondo”.

Dal documento si evince lo schema di ampliamento dell’infrastruttura di rete a supporto delle operazioni degli aerei senza pilota. Oltre il coordinamento tra i centri di controllo negli Stati Uniti, è prevista l’estensione dei servizi di assistenza e manutenzione ai siti c.d. “reachback” per 24 ore al giorno, 7 giorni su 7. Anche la base di Sigonella sarà naturalmente interessata, infatti, in aggiunta alle infrastrutture esistenti nel Pacifico, la base siciliana diverrà definitivamente il riferimento per il Sud Europa entro il 2014. Una volta dismesso il sito B di Ramstein in Germania, l’EUR 2 di stanza a Sigonella, potrà raggiungere la capacità massima di controllo su 90 pattuglie aeree da combattimento (CAP’s).

Il centro di trasmissione satellitare posizionato alla piana di Catania, integrato dalle antenne di Niscemi si affiderà alle aziende appaltatrici per la sicurezza delle connessioni di rete. Assistenza tecnica on site sulle apparecchiature ma anche help desk per garantire la funzionalità continua del sistema. Attualmente le basi dotate di centri per le “drone operations” sono dislocate in Iraq, Afghanistan, Pakistan, Djibouti, Filippine, Arabia Saudita, Etiopia, Niger, Italia, Guam, Turchia, Qatar, Emirati Arabu Uniti, Yemen e anche alle Seychelles. In questo contesto – sempre secondo il documento – i siti “Reachback” diverranno i “nodi critici” di una infrastruttura di rete in espansione.

Il comando e il controllo delle operazioni resteranno di prerogativa della base aerea di Langley (sede inoltre della Central Intelligence Agency, nda), e quindi si richiedono standard di sicurezza elevatissimi che restringono il campo dei possibili contractor. Gli appalti di servizio e assistenza di questo tipo sono generalmente controllati da grandi imprese che possiedono le risorse necessarie a soddisfare i requisiti dettati dal Pentagono, tuttavia questa volta si cerca di coinvolgere anche le “small business”, ovvero piccole imprese con 25,5 milioni di dollari come soglia di fatturato, tutto in ottemperanza al regolamento per le acquisizioni con budget federale che auspica la distribuzione degli appalti a più fornitori anche di piccole dimensioni. In tempo di tagli alla difesa comincia a declinare la figura del Prime contractor, tempi duri per le partecipate di Finmeccanica.

(foto da http://dronesurvivalguide.org/)

http://www.siciliainformazioni.com/93271/droni-sigonella-ce-bando-per-supporto-assistenza-tecnica

L’ambasciatore USA in Sicilia: “momento internazionale agitato, rafforzare collaborazione”

phillipsPrima visita ufficiale in Sicilia per l’ambasciatore statunitense John Phillips, a Catania l’incontro con il sindaco Enzo Bianco.

John Phillips è intenzionato a rafforzare il legame d’amicizia tra Italia e USA, e, in questo delicato momento internazionale, ribadisce la gratitudine del Presidente Obama e del popolo americano ai siciliani per l’accoglienza che offrono ai turisti e ai militari USA, che sono qui per contribuire a proteggere americani e italiani da ogni tipo di rischio. L’amministrazione americana è consapevole del ruolo svolto dalla Sicilia nel Mediterraneo: “è una collaborazione che apprezziamo molto, specialmente per l’immigrazione che vede la Sicilia in prima linea”. Il fenomeno – che a seguito delle crisi politiche del nord Africa – è aumentato esponenzialmente, impone una più stretta collaborazione. L’ambasciatore ricorda come la sicurezza e il benessere dei nostri popoli rappresentino una priorità “massima”.

 Nel corso del colloquio istituzionale, al quale ha preso parte anche la console generale degli USA Colombia Barrosse, si è discusso di qualificazione dei giovani e imprenditorialità come strumenti per favorire lo sviluppo economico e ridurre la disoccupazione, soprattutto giovanile. “Catania ha rapporti antichi con gli Stati Uniti – spiega il sindaco Enzo Bianco – a partire da Sigonella e da molti americani che vivono qui.

 Durante l’incontro con la stampa, Phillips ha parlato del programma “Junior Achievement” in Sicilia, diretto ai giovani imprenditori e “di cui la missione diplomatica americana è lieta di essere sponsor”. Un programma già presente negli USA da cento anni e che attualmente sta lavorando con 17 scuole superiori in tutta la Sicilia comprese otto nella Sicilia orientale (tre a Catania, tre a Siracusa e due a Messina) per aiutare i giovani a sviluppare competenze specifiche attraverso lezioni, workshop e programmi d’imprenditorialità, che possano sviluppare un terreno fertile per creare occupazione.

http://www.siciliainformazioni.com/91687/tensioni-nel-mediterraneo-gli-usa-ringraziano-sicilia

 

Sicilia militarizzata, MUOS e Sigonella: lo stato d’avanzamento

Microsoft PowerPoint - 2013_09_09_MIlitary Tactical CommunicatioA novembre sono ripartiti i lavori per il Muos, in contrada Ulmo. Dopo lo stop durato circa sei mesi, periodo durante il quale sono emersi gli atteggiamenti ondivaghi dell’amministrazione regionale, riprendono le attività nella Sughereta di Niscemi in attesa del “Big Lift”, ovvero il sollevamento e il posizionamento delle parabole, previsto per gennaio 2014. Sullo sfondo le battaglie legali che sostanzialmente ripropongono la situazione di stallo tra Governo centrale e autorità locali. Il completamento dei lavori a Niscemi – che secondo i funzionari del Pentagono necessita di 14 mesi – rimane una questione chiave per la piena operatività del sistema. Secondo il “fact sheet” distribuito a settembre dalla US Navy, il sistema di comunicazione globale entrerà in esercizio dal 2015.

Le altre tre “ground stations” sono già state completate e collaudate dalla U.S. Navy. La connettività del satellite equatoriale con le stazioni dell’emisfero boreale è stata testata provando connessioni radio/dati dal circolo polare artico, mentre il test della funzionalità di comunicazione in volo è stato condotto installando il sistema radio per aeromobili ARC-210 su un L-100 Hercules (versione commerciale del C-130). Le nuove potenzialità testate sembrano soddisfare le aspettative riposte nel sistema satellitare che promette di cambiare il volto delle operazioni militari statunitensi. Uno strumento che garantirà capacità operative più penetranti e onnipresenti.

I tempi strettissimi dettati dalla problematica situazione siciliana hanno imposto una velocizzazione delle altre attività correlate: il secondo satellite della costellazione MUOS – lanciato il 19 luglio scorso – ha completato tutti i test in orbita nella metà del tempo impiegato per il test del primo satellite. Sempre secondo quanto diffuso da Lockeed Martin, il terzo satellite è completo al 94%, il quarto è giunto al 89 % e il quinto (quello di riserva) è completo al 74 %. Alla commessa, che raggiungerà complessivamente il valore di circa 6 miliardi di dollari, partecipano oltre Lockeed Martin in qualità di “prime contractor”, la General Dynamics, Boeing, Ericsson e Harris corporation. Per il lancio dei satelliti in orbita viene impiegato il sistema di lancio Atlas V, che utilizza propulsori RD 180, derivato dai sovietici Zenit, prodotto in Russia ma attualmente venduto al governo degli Stati Uniti dalla RD AMROSS una joint venture tra la Pratt & Whitney Rocketdyne e la NPO Energomash.

SIGONELLA – Nuove manovre coinvolgeranno la Sicilia all’inizio del 2014. L’8th Marines arriverà in Europa nell’ambito delle attività addestrative previste per le operazioni dello Special Purpose Marine Air Ground Task Force for Crisis Response (SPMAGTF). E’ prevista infatti una rotazione dei marines appartenenti alle SOF (Special Operation Forces) che fanno riferimento tutte al quartier generale di Sigonella. Le forze verranno dislocate in Sicilia e nel Mar Nero. Il ruolo centrale della base di Sigonella per le operazioni speciali, si consoliderà e, presumibilmente, la base dovrà ulteriormente ampliare le proprie capacità logistiche e operative. Tutto ciò a causa delle difficoltà oggettive presenti in Nord Africa: la persistente instabilità politica della sponda sud del Mediterraneo, non consente l’individuazione di un Centro di Coordinamento per le SOF nella regione, quindi la base siciliana dovrà farsi carico, oltre che del Nord Africa, della fascia del Sahel e del Corno.

Nella base siciliana – individuata come sede del programma NATO Air Ground Surveillance (AGS) – arriveranno all’inizio del 2014 i primi Global Hawk. E’ cominciata infatti, i primi di dicembre, la produzione dei 5 droni previsti dal programma, nello stabilimento della Northrop Grumman in Mississippi. Nel progetto industriale, che coinvolge l’Italia per una quota di 120 milioni di dollari, partecipa anche Finmeccanica tramite la controllata Selex.

Allo stato delle cose, l’unico aspetto della questione che sembra destinato a subire una battuta d’arresto è proprio l’azione di contrasto alle mire egemoniche degli Stati Uniti. Le azioni legali dei Comitati e dei movimenti, che si sono rivolti al TAR impugnando la “revoca della revoca” al fine di ottenere la sospensione dei lavori nella Sughereta di Niscemi, rischiano di trovare risposta il 27 marzo, ad antenne già alzate.

http://www.siciliainformazioni.com/sicilia-informazioni/63958/sigonella-manovre-nel-2014-arriva-lottavo-marines

Mediterraneo pattumiera per l’arsenale chimico siriano

medfotoL’amministrazione Obama ha proposto di occuparsi della dismissione dell’arsenale chimico siriano. Ma giusto per non perdere tempo e denaro trasportando gli aggressivi chimici in suolo statunitense e trattarli in un impianto di terra, stanno pensando bene di effettuare il processo di dismissione in acque internazionali, nel Mediterraneo, utilizzando un complesso sistema di idrolisi installato a bordo di una nave americana, la MV Cape Ray. Il tutto sotto la sorveglianza delle navi da guerra della US Navy.

Questo sarebbe il piano predisposto dal National Security Council statunitense, comunicato dal portavoce Jonathan Lalley ad Associated Press. Secondo quanto riportato dalla nota, la soluzione proposta potrebbe favorire un più celere smaltimento dell’arsenale chimico siriano evitando problemi di natura diplomatica o di sicurezza ambientale.

In ultima istanza la decisione di procedere a verso questa modalità di smaltimento spetterà all’Organizzazione per la Proibizione delle Armi Chimiche, un osservatorio globale formato da 190 stati membri con sede in Olanda. I dubbi sulla soluzione adottata restano, se si considera che fino ad ora nessuno Stato si è offerto di trattare sul proprio suolo gli aggressivi neurotossici, dove andranno a finire i composti trattati a bordo?

http://www.siciliainformazioni.com/sicilia-informazioni/62672/mediterraneo-pattumiera-per-larsenale-chimico-siriano