Droni antiterrorismo a Sigonella, il programma AGS della NATO

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SIGONELLA. “The hub of the med”, sarà la sede del programma di sorveglianza NATO. I droni “Global hawk”, che arriveranno in Sicilia a pieno regime nel 2016, saranno il fulcro del sistema di sorveglianza. Il comandante dell’Aeroporto e della Base di Sigonella, Colonello Vincenzo Sicuso, spiega i dettagli del programma e l’upgrade della struttura militare. L’ impiego degli aerei a pilotaggio remoto “consentirà di essere presenti laddove la minaccia concretamente si può manifestare”. “Il terrorismo, oggi, è “la minaccia” – afferma il comandante – la sorveglianza e la raccolta informazioni potrebbero prevenire fatti come quelli di Parigi”.

Il Global Hawk è dotato di tecnologia avanzata che potrà essere utilizzata per svariati scenari: dal monitoraggio delle minacce terroristiche, alla ricognizione e ricerca in caso di disastri naturali. “I fatti di Parigi ci ricordano come oggi – afferma il colonnello Sicuso – la minaccia ‘esterna’ può emergere anche dall’interno”. Su queste esigenze è basato anche l’accordo tra l’Aeronautica Militare e Forze dell’Ordine (Polizia e Carabinieri) per l’impiego dei velivoli senza pilota su tutto il territorio nazionale, per la gestione di criticità interne e d’investigazione. “Si opererà affinché il meglio della raccolta informativa – prosegue il colonnello – possa essere utilizzato da chi ne ha più bisogno”.

Il 2015 sarà l’anno dell’adeguamento delle infrastrutture e della formazione del personale, in attesa che i Global Hawk, già prodotti dalla Northrop Grumman, giungano in Sicilia nel 2016. Nuovi Hangar e nuove piazzole accoglieranno gli APR (aerei a pilotaggio remoto) i quali, insieme agli altri aeromobili in esercizio già presenti nella base, costituiranno un unico sistema di difesa mirato alla prevenzione: “I velivoli non portano bombe – afferma il comandante – gli UAV (unmanned aerial system), ci aiuteranno a essere presenti laddove la minaccia si può creare”. La raccolta delle informazioni e la sorveglianza hanno la funzione di privilegiare la prevenzione di situazioni critiche piuttosto che la reazione a atti terroristici, perché “reagire costa di più – chiosa il colonnello Sicuso – e i morti non puoi farli tornare”.

In missione dimostrativa sull’Atlantic, velivolo che andrà in pensione tra qualche mese dopo più di quaranta anni di servizio, il comandante pilota traccia inoltre un bilancio della partecipazione del 41esimo stormo di Sigonella alle attività legate all’operazione Mare Nostrum: 2000 ore di volo in ricerca dei natanti e di informazioni, grazie alle quali sono stati tratti in salvo circa 120.000 migranti dalla Marina Militare. Il pattugliamento aereo delle acque territoriali è stato sempre assicurato dai mezzi dell’Aeronautica militare, l’Atlantic ha raggiunto l’apice dell’impiego operativo durante la ‘guerra fredda’, quando la presenza nel Mediterraneo di sommergibili sovietici creava costanti situazioni di allerta.

Oggi la situazione è cambiata, ma il pattugliamento del Mediterraneo rimane sempre di fondamentale importanza per la difesa dei confini nazionali, ed è per questo che “nonostante la missione europea ‘Triton’ preveda il limite delle 12 miglia in prossimità della zona SAR (search and rescue) – afferma il comandante – la nostra attività si estende comunque oltre questo limite, e questo viene fatto indipendentemente dalle crisi e dalle emergenze umanitarie in corso”.

http://catania.livesicilia.it/2015/01/21/sigonella-verso-i-droni-antiterrorismo-in-missione-a-bordo-dellatlantic-video_325113/

Droni a Sigonella, il bando per supporto e assistenza tecnica

 

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La “ricerca di mercato” svela lo schema di ampliamento dell’infrastruttura di rete a supporto delle operazioni degli aerei senza pilota.

Sebbene si tratti formalmente di una “ricerca di mercato”, il Centro Operazioni per gli aerei senza pilota (UASOCS) comincia ad acquisire manifestazioni di interesse per eventuali contratti d’appalto per il supporto alla gestione e la manutenzione dei sistemi di comunicazione satellitare dedicati ai droni. L’assistenza, affidata ad aziende civili, dovrà garantire – come si legge nel bando – “la sicurezza della connessione in tutto il globo per la trasmissione di dati critici (C2), voce e video, al fine di permettere ai piloti e agli operatori di far volare e controllare i droni in operazione in tutto il mondo”.

Dal documento si evince lo schema di ampliamento dell’infrastruttura di rete a supporto delle operazioni degli aerei senza pilota. Oltre il coordinamento tra i centri di controllo negli Stati Uniti, è prevista l’estensione dei servizi di assistenza e manutenzione ai siti c.d. “reachback” per 24 ore al giorno, 7 giorni su 7. Anche la base di Sigonella sarà naturalmente interessata, infatti, in aggiunta alle infrastrutture esistenti nel Pacifico, la base siciliana diverrà definitivamente il riferimento per il Sud Europa entro il 2014. Una volta dismesso il sito B di Ramstein in Germania, l’EUR 2 di stanza a Sigonella, potrà raggiungere la capacità massima di controllo su 90 pattuglie aeree da combattimento (CAP’s).

Il centro di trasmissione satellitare posizionato alla piana di Catania, integrato dalle antenne di Niscemi si affiderà alle aziende appaltatrici per la sicurezza delle connessioni di rete. Assistenza tecnica on site sulle apparecchiature ma anche help desk per garantire la funzionalità continua del sistema. Attualmente le basi dotate di centri per le “drone operations” sono dislocate in Iraq, Afghanistan, Pakistan, Djibouti, Filippine, Arabia Saudita, Etiopia, Niger, Italia, Guam, Turchia, Qatar, Emirati Arabu Uniti, Yemen e anche alle Seychelles. In questo contesto – sempre secondo il documento – i siti “Reachback” diverranno i “nodi critici” di una infrastruttura di rete in espansione.

Il comando e il controllo delle operazioni resteranno di prerogativa della base aerea di Langley (sede inoltre della Central Intelligence Agency, nda), e quindi si richiedono standard di sicurezza elevatissimi che restringono il campo dei possibili contractor. Gli appalti di servizio e assistenza di questo tipo sono generalmente controllati da grandi imprese che possiedono le risorse necessarie a soddisfare i requisiti dettati dal Pentagono, tuttavia questa volta si cerca di coinvolgere anche le “small business”, ovvero piccole imprese con 25,5 milioni di dollari come soglia di fatturato, tutto in ottemperanza al regolamento per le acquisizioni con budget federale che auspica la distribuzione degli appalti a più fornitori anche di piccole dimensioni. In tempo di tagli alla difesa comincia a declinare la figura del Prime contractor, tempi duri per le partecipate di Finmeccanica.

(foto da http://dronesurvivalguide.org/)

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L’ambasciatore USA in Sicilia: “momento internazionale agitato, rafforzare collaborazione”

phillipsPrima visita ufficiale in Sicilia per l’ambasciatore statunitense John Phillips, a Catania l’incontro con il sindaco Enzo Bianco.

John Phillips è intenzionato a rafforzare il legame d’amicizia tra Italia e USA, e, in questo delicato momento internazionale, ribadisce la gratitudine del Presidente Obama e del popolo americano ai siciliani per l’accoglienza che offrono ai turisti e ai militari USA, che sono qui per contribuire a proteggere americani e italiani da ogni tipo di rischio. L’amministrazione americana è consapevole del ruolo svolto dalla Sicilia nel Mediterraneo: “è una collaborazione che apprezziamo molto, specialmente per l’immigrazione che vede la Sicilia in prima linea”. Il fenomeno – che a seguito delle crisi politiche del nord Africa – è aumentato esponenzialmente, impone una più stretta collaborazione. L’ambasciatore ricorda come la sicurezza e il benessere dei nostri popoli rappresentino una priorità “massima”.

 Nel corso del colloquio istituzionale, al quale ha preso parte anche la console generale degli USA Colombia Barrosse, si è discusso di qualificazione dei giovani e imprenditorialità come strumenti per favorire lo sviluppo economico e ridurre la disoccupazione, soprattutto giovanile. “Catania ha rapporti antichi con gli Stati Uniti – spiega il sindaco Enzo Bianco – a partire da Sigonella e da molti americani che vivono qui.

 Durante l’incontro con la stampa, Phillips ha parlato del programma “Junior Achievement” in Sicilia, diretto ai giovani imprenditori e “di cui la missione diplomatica americana è lieta di essere sponsor”. Un programma già presente negli USA da cento anni e che attualmente sta lavorando con 17 scuole superiori in tutta la Sicilia comprese otto nella Sicilia orientale (tre a Catania, tre a Siracusa e due a Messina) per aiutare i giovani a sviluppare competenze specifiche attraverso lezioni, workshop e programmi d’imprenditorialità, che possano sviluppare un terreno fertile per creare occupazione.

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Sicilia militarizzata, MUOS e Sigonella: lo stato d’avanzamento

Microsoft PowerPoint - 2013_09_09_MIlitary Tactical CommunicatioA novembre sono ripartiti i lavori per il Muos, in contrada Ulmo. Dopo lo stop durato circa sei mesi, periodo durante il quale sono emersi gli atteggiamenti ondivaghi dell’amministrazione regionale, riprendono le attività nella Sughereta di Niscemi in attesa del “Big Lift”, ovvero il sollevamento e il posizionamento delle parabole, previsto per gennaio 2014. Sullo sfondo le battaglie legali che sostanzialmente ripropongono la situazione di stallo tra Governo centrale e autorità locali. Il completamento dei lavori a Niscemi – che secondo i funzionari del Pentagono necessita di 14 mesi – rimane una questione chiave per la piena operatività del sistema. Secondo il “fact sheet” distribuito a settembre dalla US Navy, il sistema di comunicazione globale entrerà in esercizio dal 2015.

Le altre tre “ground stations” sono già state completate e collaudate dalla U.S. Navy. La connettività del satellite equatoriale con le stazioni dell’emisfero boreale è stata testata provando connessioni radio/dati dal circolo polare artico, mentre il test della funzionalità di comunicazione in volo è stato condotto installando il sistema radio per aeromobili ARC-210 su un L-100 Hercules (versione commerciale del C-130). Le nuove potenzialità testate sembrano soddisfare le aspettative riposte nel sistema satellitare che promette di cambiare il volto delle operazioni militari statunitensi. Uno strumento che garantirà capacità operative più penetranti e onnipresenti.

I tempi strettissimi dettati dalla problematica situazione siciliana hanno imposto una velocizzazione delle altre attività correlate: il secondo satellite della costellazione MUOS – lanciato il 19 luglio scorso – ha completato tutti i test in orbita nella metà del tempo impiegato per il test del primo satellite. Sempre secondo quanto diffuso da Lockeed Martin, il terzo satellite è completo al 94%, il quarto è giunto al 89 % e il quinto (quello di riserva) è completo al 74 %. Alla commessa, che raggiungerà complessivamente il valore di circa 6 miliardi di dollari, partecipano oltre Lockeed Martin in qualità di “prime contractor”, la General Dynamics, Boeing, Ericsson e Harris corporation. Per il lancio dei satelliti in orbita viene impiegato il sistema di lancio Atlas V, che utilizza propulsori RD 180, derivato dai sovietici Zenit, prodotto in Russia ma attualmente venduto al governo degli Stati Uniti dalla RD AMROSS una joint venture tra la Pratt & Whitney Rocketdyne e la NPO Energomash.

SIGONELLA – Nuove manovre coinvolgeranno la Sicilia all’inizio del 2014. L’8th Marines arriverà in Europa nell’ambito delle attività addestrative previste per le operazioni dello Special Purpose Marine Air Ground Task Force for Crisis Response (SPMAGTF). E’ prevista infatti una rotazione dei marines appartenenti alle SOF (Special Operation Forces) che fanno riferimento tutte al quartier generale di Sigonella. Le forze verranno dislocate in Sicilia e nel Mar Nero. Il ruolo centrale della base di Sigonella per le operazioni speciali, si consoliderà e, presumibilmente, la base dovrà ulteriormente ampliare le proprie capacità logistiche e operative. Tutto ciò a causa delle difficoltà oggettive presenti in Nord Africa: la persistente instabilità politica della sponda sud del Mediterraneo, non consente l’individuazione di un Centro di Coordinamento per le SOF nella regione, quindi la base siciliana dovrà farsi carico, oltre che del Nord Africa, della fascia del Sahel e del Corno.

Nella base siciliana – individuata come sede del programma NATO Air Ground Surveillance (AGS) – arriveranno all’inizio del 2014 i primi Global Hawk. E’ cominciata infatti, i primi di dicembre, la produzione dei 5 droni previsti dal programma, nello stabilimento della Northrop Grumman in Mississippi. Nel progetto industriale, che coinvolge l’Italia per una quota di 120 milioni di dollari, partecipa anche Finmeccanica tramite la controllata Selex.

Allo stato delle cose, l’unico aspetto della questione che sembra destinato a subire una battuta d’arresto è proprio l’azione di contrasto alle mire egemoniche degli Stati Uniti. Le azioni legali dei Comitati e dei movimenti, che si sono rivolti al TAR impugnando la “revoca della revoca” al fine di ottenere la sospensione dei lavori nella Sughereta di Niscemi, rischiano di trovare risposta il 27 marzo, ad antenne già alzate.

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Mediterraneo pattumiera per l’arsenale chimico siriano

medfotoL’amministrazione Obama ha proposto di occuparsi della dismissione dell’arsenale chimico siriano. Ma giusto per non perdere tempo e denaro trasportando gli aggressivi chimici in suolo statunitense e trattarli in un impianto di terra, stanno pensando bene di effettuare il processo di dismissione in acque internazionali, nel Mediterraneo, utilizzando un complesso sistema di idrolisi installato a bordo di una nave americana, la MV Cape Ray. Il tutto sotto la sorveglianza delle navi da guerra della US Navy.

Questo sarebbe il piano predisposto dal National Security Council statunitense, comunicato dal portavoce Jonathan Lalley ad Associated Press. Secondo quanto riportato dalla nota, la soluzione proposta potrebbe favorire un più celere smaltimento dell’arsenale chimico siriano evitando problemi di natura diplomatica o di sicurezza ambientale.

In ultima istanza la decisione di procedere a verso questa modalità di smaltimento spetterà all’Organizzazione per la Proibizione delle Armi Chimiche, un osservatorio globale formato da 190 stati membri con sede in Olanda. I dubbi sulla soluzione adottata restano, se si considera che fino ad ora nessuno Stato si è offerto di trattare sul proprio suolo gli aggressivi neurotossici, dove andranno a finire i composti trattati a bordo?

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Esercitazioni NATO antiterrorismo nei cieli siciliani

foto: Aeronautica Militare
foto: Aeronautica Militare

Lo spazio aereo siciliano è probabilmente tra i più sorvegliati nell’area del Mediterraneo, lo è sempre stato, principalmente per la difesa delle installazioni militari presenti sul territorio. Su di esso, inoltre, insiste il traffico aereo civile degli aeroporti di Palermo e Catania, che rende lo scenario ancora più complesso. La coesistenza di rotte civili e militari impone un sistema di sorveglianza e controllo che deve necessariamente fare i conti con la sicurezza di entrambe.

Se da un lato c’è la necessità di salvaguardare il traffico aereo civile dalle interferenze che i sistemi di comunicazione militari potrebbero causare ai radar di controllo – e in questa ottica vanno inquadrate le preoccupazioni relative all‘impatto che il Muos avrebbe sull’emergente scalo civile di Comiso – dall’altro bisogna garantire che i voli civili non vengano utilizzati come strumento offensivo da parte dei gruppi terroristi che attualmente gravitano all’ombra della c.d. “primavera araba”.

E’ compito dell’Aeronautica Militare assicurare la sorveglianza dello spazio aereo nazionale, controllo che viene svolto senza soluzione di continuità dai comandi militari italiani in modalità integrata con i principali centri di controllo Nato. Le modalità di impiego dei caccia supersonici a questo scopo vengono dettate da precisi protocolli d’intervento che prevedono un ordine di decollo immediato, in gergo tecnico “scramble”, nel caso venga rilevata una traccia radar non identificata.

Le attività di esercitazione previste ed effettuate in territorio siciliano dalle forze armate NATO, italiane e statunitensi sono concepite per scenari d’intervento diversificati: dalle modalità di intervento delle SOF (le forze operative speciali dislocate a Sigonella, le quali sostanzialmente si addestrano su situazioni d’intervento a terra utilizzando gli aeromobili MC 130 e i “convertiplano” a decollo verticale C-22); all’intervento dei caccia supersonici in funzione antiterroristica.

foto: Aeronautica Militare
foto: Aeronautica Militare

Questo secondo scenario prevede la simulazione del dirottamento di un aereo passeggeri in transito nello spazio aereo italiano, da parte di un gruppo di “terroristi”. Al decollo immediato dei caccia supersonici segue l’attività di intercettazione e di intimazione all’atterraggio, in coordinamento con le forze di Polizia terrestri a cui è devoluto il compito della liberazione degli ostaggi e la cattura dei dirottatori.

Il bang supersonico avvertito due giorni fa nei cieli di Caltanissetta potrebbe essere stato causato da uno degli Eurofighter 2000 di stanza a Birgi – aeroporto militare aperto al traffico civile dell’aeronautica italiana – nel quale è presente un distaccamento Usaf con copertura Nato.

Di norma il 37° stormo di Trapani è coinvolto in queste esercitazioni come forza di supporto e back-up al 4° Stormo di Grosseto e al 36° Stormo di Gioia del Colle(BA), tutti equipaggiati con velivoli caccia Eurofighter. L’Aeronautica Militare è impegnata nella sorveglianza e nel controllo degli spazi aerei e la protezione degli obiettivi sensibili in Sicilia potrebbe far aumentare le attività di addestramento nei cieli siciliani, il tutto a discapito delle nostre orecchie ma a garanzia dei nostri aeroporti.

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Muos e Sigonella: “impugnare il trattato davanti la consulta”. Intervista a Agatino Cariola, costituzionalista

cariola muosIncontriamo il costituzionalista Agatino Cariola a margine del convegno organizzato al Dipartimento di Scienze Politiche e Sociali di Catania sugli aspetti giuridico-territoriali legati alle installazioni militari straniere in Italia.

Le vicende legate alla costruzione del MUOS e al cambio di destinazione d’uso di Sigonella segnano il passo a quello che da molti viene considerato un vero e proprio problema di “sovranità limitata” che investe lo Stato Italiano. Dalla politica di difesa, alla piena attuazione dei principi costituzionali in materia di trattati internazionali, tutto sembra essere dettato da interessi strategici che solo in minima parte possono essere ricondotti ai trattati internazionali siglati dall’Italia nel corso degli anni.

Le ambiguità degli accordi sulle installazioni militari in Italia rendono ancora più difficile il compito di chi volesse stabilire e chiarire i termini degli stessi, soprattutto in vista di un più ampio dibattito che possa in qualche modo coinvolgere il parlamento e quindi l’opinione pubblica. L’espediente che consente di sottrarre dal controllo democratico il contenuto di questi accordi è il segreto militare. Particolare sottolineato dal Prof. Rosario Sapienza, docente di diritto internazionale, che è intervenuto al convegno, il quale chiarisce come in molti casi per le basi straniere in Italia non si possa parlare di extraterritorialità, poiché formalmente le basi concesse in uso restano territorialmente legate alla catena di comando italiano.

I vertici delle Forze Armate italiane molto spesso agiscono e decidono nell’ambito di questi accordi oltrepassando il limite “tecnico” militare, prendendo decisioni di natura squisitamente “politica”. Su questo aspetto formuliamo la prima domanda al Prof. Cariola, in particolare ci riferiamo al caso degli accordi bilaterali che portarono al Technical Agreement su Sigonella, siglato il 6 aprile del 2006 e sull’autorizzazione all’impiego dei “droni” da stanziare nella base siciliana, rilasciata il 1 aprile 2008.

CariolaLa posizione del costituzionalista è molto chiara: “Su questi aspetti, la nostra costituzione ha un’altra ispirazione che è questa: evitare che le forze armate diventino una specie di Stato nello Stato, l’art. 52 della Costituzione si assicura che l’ordinamento delle forze armate sia ispirato allo spirito democratico della repubblica, un punto fondamentale – prosegue Cariola – perché c’è spesso, in particolare della burocrazia militare, l’idea che essi siano qualcosa sempre di diverso, di esterno rispetto ai settori della pubblica amministrazione, invece non è così o meglio non può essere così e non possiamo rassegnarci a questo, le decisioni militari di livello più alto come appunto l’impiego dei droni o il sistema di infrastrutture satellitari MUOS devono essere decisioni su cui il popolo italiano, 56 milioni di persone debbono essere informati, certo l’informazione non riguarderà l’organizzazione, la dislocazione strategica di armamenti ecc.. Però la decisione di installare o meno, quanta parte del territorio debba essere utilizzata, quante risorse dedicarvi, non può passare sopra la testa del parlamento italiano e di conseguenza sopra la testa degli elettori italiani”.

La mancanza di dibattito parlamentare su questi temi è l’aspetto più grave della questione, e consentirebbe – secondo il costituzionalista – di impugnare questi accordi di fronte la Corte Costituzionale: “ la mia opinione è che la nostra costituzione esige che le decisioni di politica estera, compresa la politica estera militare, di livello più importante debbano passare attraverso la discussione e la decisione parlamentare, l’art. 80 della costituzione dice che i trattati di natura politica debbano essere autorizzati dalla Camera, ora una decisione come quella che riguarda l’utilizzo di armi innovative, l’utilizzo di vasta parte del territorio, l’utilizzo dei droni a Sigonella o come il Muos di Niscemi non può essere una decisione in cui il parlamento italiano non venga coinvolto”.

Il Professore suggerisce inoltre le strategie di intervento ai movimenti che si oppongono al Muos e all’utilizzo della base di Sigonella come centro per le operazioni speciali e dei droni: “la via da percorrere – secondo Agatino Cariola – è sia politica che giudiziaria”. Dal punto di vista giudiziario, al fine di ripristinare la corretta applicazione dei principi costituzionali, bisogna andare ab origine e “impugnare dinanzi la corte costituzionale il trattato del ’54 perché non è stato fatto a mezzo della procedura prevista dall’art. 80”, evitando così le mancate assunzioni di responsabilità dei giudici, che “molto spesso si rifanno ad un precedente famoso, quello di Ponzio Pilato che se ne lavò le mani… di contro c’è l’esigenza che il giudice sia tutore di diritti non un semplice impiegato che applica in maniera automatica e meccanica la legge senza porsi il problema se la legge sia giusta oppure no”.

Sotto il profilo politico il costituzionalista auspica che ci sia un’assunzione di responsabilità dei parlamentari: “Così come il parlamento italiano si occupa di tasse, di lavori pubblici, di urbanistica e persino di quello che mangiamo, si deve occupare di come viene organizzata la nostra politica di difesa e la nostra politica militare… Non bisogna rassegnarsi alla situazione che di fatto si è venuta a creare, non si deve spostare il problema più avanti, ripromettendosi di fare le cose per bene dalla prossima volta ”. Ma quello che è inaccettabile – per Agatino Cariola – è il fatto che in questa fase il governo non abbia risposto a nessuna interrogazione parlamentare: “non è possibile che il governo si trinceri dietro reticenze e segreti imposti dal trattato del ’54. questo è inaccettabile soprattutto in un paese che vorrebbe essere democraticamente maturo”.

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Sigonella: cambio al comando del 41 stormo. Cerimonia all’ombra della crisi siriana

41antisom Il comandante Vincenzo Sicuso si insedia alla vigilia di un possibile intervento in Siria. La situazione internazionale non sembra influire sul clima di festa della cerimonia di stamattina a cui hanno partecipato, oltre alle autorità civili e militari italiane, i quadri di comando della Naval Air Station di Sigonella. A margine della cerimonia il comandante della base USA, capitano di vascello Christopher J. Dennis, ringrazia personalmente il comandante uscente Missaglia per l’ottimo lavoro svolto in sinergia con le forze statunitensi e si congratula con il colonnello Sicuso, il quale assicura impegno e continuità nella gestione di una delle installazioni militari più importanti del Mediterraneo.

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Mediterraneo in guerra:perché lo scenario dell’intervento in Siria non prevede l’utilizzo delle basi siciliane

med guerraCalma piatta in Sicilia, i venti di guerra che spirano nel Mediterraneo orientale sembrano destinati a non investire, almeno per il momento, le installazioni militari Usa e Nato in Sicilia: Sigonella e Birgi potrebbero non essere coinvolte nelle attività belliche contro il regime di Bashar Al Assad. Da quello che trapela anche dai comandi militari italiani dislocati in Sicilia, non sarebbe stato diramato neanche un generico “stato d’allerta”.

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