Assemblea Parlamentare Nato. Il Seminario di Catania

Il 2 e 3 ottobre, la città etnea ha ospitato il seminario del Gruppo Speciale sul Mediterraneo e Medio Oriente dell’Assemblea Parlamentare NATO. L’organo che istituzionalmente è separato dall’Organizzazione Nord Atlantica, fornisce più trasparenza alle politiche di difesa e costituisce un importante collegamento tra legislatori e i rappresentanti dei cittadini dell’Alleanza.

List of participants

assembly

http://catania.livesicilia.it/2014/10/03/nato-tutti-i-partiti-presenti-allappello-manca-la-lega_311244/

http://catania.livesicilia.it/2014/10/02/protesta-contro-lassemblea-nato-chi-paga-per-tutto-questo_311008/

http://catania.livesicilia.it/2014/10/02/centro-storico-blindato_310980/

Mediterraneo pattumiera per l’arsenale chimico siriano

medfotoL’amministrazione Obama ha proposto di occuparsi della dismissione dell’arsenale chimico siriano. Ma giusto per non perdere tempo e denaro trasportando gli aggressivi chimici in suolo statunitense e trattarli in un impianto di terra, stanno pensando bene di effettuare il processo di dismissione in acque internazionali, nel Mediterraneo, utilizzando un complesso sistema di idrolisi installato a bordo di una nave americana, la MV Cape Ray. Il tutto sotto la sorveglianza delle navi da guerra della US Navy.

Questo sarebbe il piano predisposto dal National Security Council statunitense, comunicato dal portavoce Jonathan Lalley ad Associated Press. Secondo quanto riportato dalla nota, la soluzione proposta potrebbe favorire un più celere smaltimento dell’arsenale chimico siriano evitando problemi di natura diplomatica o di sicurezza ambientale.

In ultima istanza la decisione di procedere a verso questa modalità di smaltimento spetterà all’Organizzazione per la Proibizione delle Armi Chimiche, un osservatorio globale formato da 190 stati membri con sede in Olanda. I dubbi sulla soluzione adottata restano, se si considera che fino ad ora nessuno Stato si è offerto di trattare sul proprio suolo gli aggressivi neurotossici, dove andranno a finire i composti trattati a bordo?

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Sigonella: cambio al comando del 41 stormo. Cerimonia all’ombra della crisi siriana

41antisom Il comandante Vincenzo Sicuso si insedia alla vigilia di un possibile intervento in Siria. La situazione internazionale non sembra influire sul clima di festa della cerimonia di stamattina a cui hanno partecipato, oltre alle autorità civili e militari italiane, i quadri di comando della Naval Air Station di Sigonella. A margine della cerimonia il comandante della base USA, capitano di vascello Christopher J. Dennis, ringrazia personalmente il comandante uscente Missaglia per l’ottimo lavoro svolto in sinergia con le forze statunitensi e si congratula con il colonnello Sicuso, il quale assicura impegno e continuità nella gestione di una delle installazioni militari più importanti del Mediterraneo.

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Presidio a Catania contro l’intervento in Siria: antimperialismo e i dubbi sulle armi chimiche

presidioSi vis pacem para bellum. Se vuoi la pace prepara la guerra. Con questa frase i latini sintetizzavano un principio che tutt’ora viene considerato come cardine delle dottrine “realiste” nelle relazioni internazionali. Non sono d’accordo con questa impostazione i comitati congiuntiNoMuos/NoSigonella che si sono dati appuntamento aCatania, sotto la Prefettura ieri pomeriggio, per un presidio di protesta contro l’intervento militare che si prospetta in Siria.

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Mediterraneo in guerra:perché lo scenario dell’intervento in Siria non prevede l’utilizzo delle basi siciliane

med guerraCalma piatta in Sicilia, i venti di guerra che spirano nel Mediterraneo orientale sembrano destinati a non investire, almeno per il momento, le installazioni militari Usa e Nato in Sicilia: Sigonella e Birgi potrebbero non essere coinvolte nelle attività belliche contro il regime di Bashar Al Assad. Da quello che trapela anche dai comandi militari italiani dislocati in Sicilia, non sarebbe stato diramato neanche un generico “stato d’allerta”.

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Sigonella e Global Hawk: i retroscena diplomatici da wikileaks

Sig globI retroscena diplomatici sul ruolo strategico di Sigonella e sui Global Hawk. Dai cablogrammi diffusi da wikileaks, le trattative e le decisioni tenute segrete all’opinione pubblica sul cambio di destinazione “d’uso” di Sigonella e sulla dislocazione dei Droni. Dal 2004 al 2008 i governi italiani che hanno trattato la questione evitano il dibattito pubblico, aspettando sempre il momento “propizio” per prendere le decisioni, che, in ambedue i casi, arrivarono pochi giorni prima delle elezioni politiche. Il Technical Agreement su Sigonella viene siglato il 6 aprile 2006, mentre l’autorizzazione per la dislocazione dei Global Hawk è del 1 aprile 2008.

Il 6 ottobre 2004 Lincoln Bloomfield, delegato per gli affari politico-militari USA, organizza un incontro a Roma per tastare il polso al governo italiano sul Global Defense Posture Review (GDPR). Nella prima parte dell’incontro, il funzionario americano spiegò a grandi linee l’esigenza di schierare a Sigonella gran parte dei reparti per le operazioni speciali (SOF). Gli americani chiedevano sostanzialmente di poter affrontare la questione ad un livello “tecnico”, senza dover affrontare dibattiti “politici”. Il gen. Fabrizio Castagnetti (che partecipava in qualità di sottocapo di SME), cercò di far capire che, se i cambiamenti in atto a Vicenza e a Gaeta potevano essere gestiti “tecnicamente” in quanto relativi a forze assegnate alla Nato, per Sigonella il problema sarebbe stato “politicamente” più complesso, trattandosi di base ad uso esclusivo della Marina statunitense.

Al meeting si unì l’allora ministro della difesa Antonio Martino, il quale ribadì la comunanza di vedute sulle nuove esigenze strategiche, ma espresse preoccupazioni sul dislocamento a Sigonella delle SOF; sottolineò inoltre come non vi fossero in Sicilia infrastrutture idonee alle tipologie di addestramento previste, tuttavia, una volta delineati maggiormente gli aspetti tecnici, il governo italiano avrebbe senz’altro fornito tutto l’appoggio politico necessario.

Bloomfield premeva per tenere tutto al livello “bottom-up”, sostenendo che la rapidità di decisione e intervento in risposta alle nuove minacce talvolta imponesse di disattendere il “lusso” di lunghi dibattiti politici. L’ex ministro della Difesa evidenziò come anche la rapidità di impiego fosse una questione politica e non meramente “tecnica”, e che piuttosto si sarebbe rivelato indispensabile un sistema che consentisse un rapido “decision making”. L’incontro si concluse con la proposta di Giampiero Massolo (allora capo di gabinetto del Ministero degli Esteri e attualmente capo del Dipartimento Informazioni e Sicurezza) di istituire un gruppo di lavoro non pubblicizzato per chiarire dalla prospettiva militare il contenuto del c.d. “pacchetto SOF”, in modo da poterlo sottoporre in un secondo momento ai vertici politici.

L’incontro successivo, dedicato al tema della rimodulazione della presenza militare americana in Italia e particolarmente in Sicilia, si tenne il 5 gennaio 2005. Una delegazione del Pentagono incontrò a Roma Claudio Bisogniero (vicedirettore generale del Ministero degli Esteri) e Giovanni Brauzzi (capo dell’ufficio del Ministero degli Esteri presso la NATO). In questa sede, gli ufficiali del Pentagono fornirono maggiori dettagli in relazione ai piani predisposti per Sigonella, ribadendo che lo scopo strategico del riallineamento delle politiche di difesa nasceva dall’esigenza di abbandonare l’impostazione post guerra fredda, e avrebbe dovuto riadattarsi alle future sfide che – secondo il Governo USA – sarebbero arrivate dai confini sud e sud-est d’Europa. Gli interventi di lungo termine per Sigonella, proposti in questa sede, prevedevano: la convergenza in Sicilia di tutte le unità per le operazioni speciali dislocate in Europa (le unità USAF in Gran Bretagna, le unità di terra a Stoccarda in Germania, e le due unità dei Navy SEAL in Germania e in Spagna); il trasferimento degli elicotteri per le operazioni speciali; lo stazionamento permanente a Sigonella degli aeromobili MC-130 e CV-22; il miglioramento delle infrastrutture navali sulla baia di Augusta.

Si stimava un incremento totale della popolazione della base da 5.500 a 11.500 unità, nel periodo 2008-2015. Anche questa volta, i funzionari italiani espressero preoccupazioni soprattutto per l’impatto che il trasferimento in massa di militari e le invasive operazioni di addestramento avrebbero avuto sulle popolazioni locali e sulle infrastrutture siciliane. Si convenne di riunire il gruppo di lavoro per la fine di gennaio o al massimo agli inizi di febbraio, coinvolgendo direttamente il comando delle forze armate americane in Europa (EUCOM). Fino a questo momento, gli incontri furono secretati su espressa richiesta del Ministro della Difesa Antonio Martino, il quale temeva che questi temi potessero essere sfruttati dall’opposizione a fini elettorali.

L’attendismo del Governo italiano – che probabilmente cercava di prendere tempo rimandando l’incontro già programmato a gennaio – non giovò a molto. Difatti, agli inizi di maggio del 2005, la stampa italiana riprese le dichiarazioni del comandante delle forze americane in Europa, generale James L. Jones (SACEUR), relative ai progetti americani mirati a far diventare la base di Sigonella il quartier generale delle operazioni speciali. Ne seguirono interrogazioni parlamentari e dibattiti nell’opinione pubblica italiana, già notevolmente scossa dalla morte di Nicola Calipari, ucciso da “fuoco amico” in Iraq il 4 marzo, durante l’operazione di trasferimento della giornalista Giuliana Sgrena (liberata dal sequestro avvenuto un mese prima).

A questo punto si rese necessario giungere al più presto ad una definizione dell’affare Sigonella. Questa volta le pressioni vennero da parte italiana: il capo di SME, Amm. Giampaolo Di Paola, durante un incontro con l’ambasciatore americano avvenuto in data 19 ottobre 2005, definì “un’assoluta necessità” la conclusione del Technical Agreement per Sigonella, alla luce del prospettarsi di un possibile cambio di governo in Italia alle elezioni dell’Aprile del 2006, eventualità che non avrebbe consentito “politicamente” agli Stati Uniti un ambito di manovra come quello concessogli, sino a quel momento, nelle basi italiane. L’accordo tecnico, secondo Di Paola, sarebbe servito a dimostrare il rispetto della sovranità italiana e ad inquadrare il tutto nell’ottica del leale rapporto tra paesi alleati. L’ex ministro della difesa del governo Monti, per enfatizzare il suo punto di vista e cercare di essere più convincente, arrivò a parafrasare la massima gattopardesca del “bisogna che tutto cambi perché tutto rimanga com’é”. Gli americani si convinsero e l’accordo tecnico su Sigonella venne firmato il 6 Aprile, tre giorni prima delle elezioni politiche.

A maggio 2006 si costituì il Governo Prodi, con Massimo D’Alema ministro degli Esteri e Arturo Parisi alla Difesa. Definito il TA per Sigonella, cominciarono le pressioni sul Governo Italiano per l’approvazione del distaccamento dei Global Hawk nella base siciliana. Nell’ottobre del 2007 si prevedevano una serie di incontri bilaterali Italia-Usa, proprio per discutere i termini dell’impegno italiano in Afghanistan, Kosovo, Darfur. L’ambasciatore USA incontrò Parisi il 22 ottobre, per discutere l’agenda della visita ufficiale del Ministro, che sarebbe avvenuta il 30 ottobre a Washington. Ronald Spogli chiese con insistenza la possibilità di poter ottenere l’approvazione sui Global Hawk – inoltrata al Governo Italiano nel gennaio 2007 – già all’incontro successivo e, anche se Parisi si dimostrò disponibile, non mancò di esprimere preoccupazioni per l’instabile maggioranza parlamentare, nella quale sarebbe bastato un singolo senatore di estrema sinistra a far cadere il Governo.

L’approvazione definitiva per l’impiego dei Global Hawk a Sigonella sarà firmata dal generale Pasquale Preziosa – capo dello staff Difesa – in data 1 Aprile 2008; e sarà tenuta segreta per non disturbare la campagna elettorale che riporterà, di lì a poco, Berlusconi a Palazzo Chigi.

https://www.wikileaks.org/plusd/cables/04ROME3985_a.html

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