Il megafono a Catania e il bluff delle carte scoperte

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Lo strano rapporto tra il megafono e il PD sembra destinato a qualcosa di più importante. I rapporti di forza (numerica) contano, forse, più delle idee. A Catania, alle elezioni comunali di giugno che hanno incoronato Enzo Bianco sindaco al primo turno, il movimento del Presidente Crocetta ha raccolto il 10,66 % dei consensi contro il 9,97 % del PD. Pur non essendo significativa, la differenza pone seri problemi ai vertici locali del PD: da un lato il Megafono rischia di fagocitare il voto di centrosinistra non direttamente legato “all’apparato”, forte inoltre del potenziale attrattivo che il “noise” crocettiano esercita sulla sfera di influenza degli ex lombardiani; dall’altro sempre più esponenti “strutturati” del PD, in particolare quelli che hanno condiviso il sostegno all’ex governatore di Grammichele, ingrossano le fila della creatura di Crocetta cominciando ad abbozzare sedicenti coordinamenti provinciali che somigliano tanto a “segreterie” di partito, in controtendenza all’immagine del movimento di idee nuove e rivoluzionarie che ci era stato propugnato.

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